The Society Magazine – Decrypting Tomorrow #4
Le proteine alternative frontiera dell’innovazione nel FoodTech


 
di Edoardo Gava
19 Gennaio, 2022

I sostituti della carne rappresentano un settore promettente, che negli ultimi anni sta attirando un notevole interesse e investimenti da parte di fondi di Venture Capital. Un settore in cui l’etica incontra il profitto.

Le proteine di origine animale sono tra gli alimenti più apprezzati dai consumatori, al punto che, nel 2020, sono state consumate 574 milioni di tonnellate di carne, frutti di mare, latticini e uova, ovvero quasi 75 chili di questi alimenti a persona. Inoltre, il consumo è in continuo aumento, soprattutto nei mercati emergenti. Tuttavia, le preoccupazioni sui costi ambientali dell’allevamento degli animali, su come vengono trattati e sugli effetti del consumo di una tale quantità di proteine sulla salute umana si stanno sviluppando ancora più rapidamente.

Ecco perché le proteine alternative sono passate dall’essere un prodotto di nicchia a un fenomeno mainstream in pochi anni. Le carni a base vegetale sono sempre più comuni nei ristoranti fast-food di tutto il mondo, e il latte vegetale è un pilastro in diverse diete. Alternative basate su microrganismi sono disponibili da decenni, e i ristoranti di Singapore e Israele servono già carne generata da cellule animali, o cell-based. Infatti, i clienti saranno presto in grado di cucinare nove su dieci delle ricette più popolari del mondo con proteine alternative a basso costo, specialmente quelle che richiedono carni meno strutturate come il manzo macinato.

Tuttavia, quello a cui stiamo assistendo ora è solo l’inizio del “cambiamento proteico”. Entro il 2035, quando le proteine alternative avranno raggiunto la piena parità di sapore, consistenza e prezzo con le proteine animali convenzionali, rappresenteranno probabilmente il 10-11% di tutta la carne, i frutti di mare, le uova e i latticini consumati nel mondo. Con una spinta da parte delle autorità e dei progressi tecnologici, la percentuale potrebbe salire addirittura fino al 22%.

Valutare “l’opportunità di mercato”

Il mercato globale delle proteine alternative è stato approssimativamente valutato da McKinsey a quota 2,2 miliardi di dollari nel 2019 (una frazione del mercato globale della carne pari a 1,7 trilioni di dollari). Un’altra ricerca di BCG invece prevede che questo mercato raggiungerà i 290 miliardi di dollari entro il 2035, poiché i consumatori guideranno una crescita senza precedenti nel consumo di alternative a base di piante, microrganismi e cellule animali. BCG prevede anche che il consumo di proteine alternative crescerà dagli attuali 13 milioni di tonnellate all’anno a 97 milioni di tonnellate entro il 2035, arrivando a costituire l’11% del mercato globale delle proteine, anche considerando uno scenario molto conservativo.

Una più rapida innovazione tecnologica e il pieno supporto normativo potrebbero accelerare la crescita del mercato, con una crescita annuale del 14% dal 2020 al 2035. A questo ritmo, l’Europa e il Nord America raggiungerebbero il “peak meat” entro il 2025, quando il consumo di proteine animali inizierà a diminuire.

La situazione del mercato privato

Per sostenere la trasformazione delle proteine occorre effettuare una quantità significativa di investimenti lungo tutta la catena del valore. La maggior parte dei finanziamenti è attualmente diretta verso aziende che gestiscono tutta la filiera, permettendo loro di mantenere il controllo della qualità mentre sperimentano nuove tecnologie. Tuttavia, con l’evoluzione del business, emergeranno due tipi di strategie di investimento. La prima è a livello tecnologico: un’azienda che risolve una specifica sfida tecnologica (come l’aromatizzazione) diventerà quasi certamente l’azienda di riferimento per quella specifica fase lungo la catena del valore, e altre aziende potranno adottare la nuova tecnologia nei loro processi. La seconda strategia è a livello di piattaforma, in cui società ben finanziate costruiscono piattaforme industriali generiche e capital intensive per servire interi mercati (come l’estrusione). In questo caso le aziende non adottano una tecnologia specifica ma si legano direttamente al fornitore per una logica di costo.

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Le proteine alternative rappresentano un settore in rapida crescita che ha portato diversi livelli di innovazione nel settore alimentare; inoltre, ci si aspetta ancora di più nel medio/lungo termine. Il settore ha anche di conseguenza attirato, negli ultimi anni, interesse e investimenti da parte della comunità del Venture Capital: nel 2020 il valore degli investimenti ha superato i 3,5 miliardi di euro e il 2021 è proiettato verso il raggiungimento dei 4,5 miliardi di euro.

Dato lo stadio ancora “acerbo” delle tecnologie e i capitali richiesti per la ricerca e sviluppo delle aziende nel settore, il volume del mercato privato supera di gran lunga quello delle società quotate. Si prevede, di conseguenza, che nei prossimi anni le opportunità legate al mercato regolamentato aumenteranno considerevolmente, in quanto molte di queste aziende private dovranno quotarsi.

I verticali sono classificati principalmente nei seguenti raggruppamenti: carne e pesce a base vegetale, carne e pesce “creati o coltivati” (in laboratorio) con cellule animali, uova e latticini vegetali, alimenti a base di insetti. Secondo Dealroom, i maggiori investimenti privati finora sono stati nella carne vegetale (2,1 miliardi di euro), nei latticini e nelle uova vegetali (1,7 miliardi di euro) e negli insetti per il consumo animale (589 milioni di euro).

Gli alimenti a base di proteine alternative a base vegetale hanno beneficiato finora di un chiaro vantaggio competitivo come first mover nel mercato, e in termini di velocità di commercializzazione, costo del prodotto e aspetti normativi, mentre i prodotti “coltivati” in laboratorio hanno un maggiore potenziale a lungo termine che potrebbe alla fine rivaleggiare con le opzioni a base vegetale, ma con notevoli sfide tecnologiche da superare prima di allora.

Prodotti a base vegetale verso prodotti coltivati in laboratorio

Adottare nella propria dieta (o convertirsi a) prodotti proteici alternativi può essere una scelta generalmente legata a tre semplici fattori: gusto, sicurezza o nutrizione, convenienza.

Anche se le carni a base vegetale stanno diventando sempre più diffuse dal punto di vista commerciale, la capacità di replicare gli attributi sensoriali (sapore, consistenza, colore) della carne tradizionale potrebbe alla fine essere surclassata da quella delle “carni alternative” coltivate in laboratorio. Quest’ultima opzione, data la derivazione da cellule di carne, potrebbe anche ottenere quindi un chiaro vantaggio sensoriale, ma dovrà affrontare un lungo periodo di “recupero” sul mercato rispetto ai progressi ottenuti in questi e nei prossimi anni delle carni a base vegetale.

Anche se i prodotti di carne a base vegetale sono commercialmente disponibili e considerati sicuri, i produttori stanno spostando l’attenzione sugli aspetti nutrizionali, come nelle versioni chiamate clean, dove ci sono meno ingredienti vegetali, ma il medesimo o un maggiore contenuto proteico, per essere una migliore fonte di sostituzione delle proteine della carne. Le alternative vegetali a base di latte e uova sono particolarmente interessanti per i consumatori con un’intolleranza ai latticini, così come per i vegani, mentre i vegetariani e i flexitariani potrebbero non avere motivazioni sufficientemente valide per inserire questi tipi di alimenti nella loro dieta. Dall’altra parte, la carne cell-based affronta delle sfide ben diverse, che riguardano principalmente l’approvazione normativa. Le difficoltà principali sono create dal fatto che gli standard di test e revisione non possono essere completamente stabiliti senza la finalizzazione di prodotti finali e processi commercialmente validi; inoltre le aziende cercano giustamente di proteggere la loro tecnologia proprietaria dai potenziali competitor, facendo quindi poca disclosure sulle tecniche usate.

Infine, al di là dell’adeguamento ai messaggi sociali, la prova e l’adozione di proteine alternative saranno legate al raggiungimento della parità di costo con i prodotti tradizionali. Questo vale in minor misura per gli alimenti a base vegetale, visto che sono già in grado di praticare prezzi competitivi, anche se alcuni player del settore come Beyond Meat e Impossible Foods preferiscono un posizionamento di prezzo più alto (come premium brand) rispetto alla carne tradizionale. Le carni coltivate con le cellule sono ancora molto lontane dal raggiungere la parità di prezzo, dato che la tecnologia di produzione per la scala commerciale non è ancora stata sviluppata. La principale soluzione adottata da questi player è la creazione di prodotti che utilizzano un mix di carne coltivata con le cellule assieme ad altri alimenti vegetali per aiutare ad abbassare il costo in questa fase.

Dove l’etica incontra il profitto

Le proteine alternative hanno vantaggi evidenti: minori emissioni di CO2, minori problematiche a livello etico e ambientale legate agli allevamenti intensivi, con la capacità di garantire allo stesso tempo pasti saporiti, nutrienti e salutari. I consumatori sentono che stanno contribuendo al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, mentre gli investitori focalizzati sulle tematiche ESG possono trarre profitto dall’espansione di una nuova importante industria.

Gli agricoltori e gli scienziati sono e saranno in prima linea in questa “rivoluzione alimentare”, fornendo gli strumenti tecnologici e le materie prime di alta qualità necessarie. Nel progresso verso l’adozione delle proteine alternative, le aziende alimentari storiche e le start-up perfezioneranno e scaleranno la produzione per rendere questi prodotti alternativi più gustosi e meno costosi. Le proteine alternative saranno richieste dai consumatori, vista la recente e crescente attenzione sulla sostenibilità. Gli investitori più ambiziosi e visionari possono aiutare a finanziare la transizione e partecipare a ogni fase del processo. Beneficiando di una potenziale industria da 290 miliardi di dollari, e lavorando insieme per creare un sistema alimentare più sostenibile, ma anche gustoso.


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